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La grande crisi del credito sugli Immobili

Pubblicato su 2 Giugno 2013

Ancora contrazione. Su tutto. Compresi i prestiti che registrano un crollo sia nel numero di quelli concessi (il 95% viene rifiutato anche a lavoratori a tempo indeterminato e appartenenti a categorie solitamente considerate “sicure”) sia nell'importo erogato, sempre più basso, proprio per il timore, da parte delle banche, di non vedersi restituita la somma intera. La paura non è ormai solo un luogo comune, am una affermazione espressa direttamente da Mario Draghi, numero uno della Bce, il quale ha spiegato in queste poche parole il perchè, nonostante le continue iniezioni di liquidità, gli istituti di credito siano il punto d’ingorgo in cui il denaro si va a bloccare senza riuscire a raggiungere l’economia reale.
Eppure il problema non è da sottovalutare. Considerando che le banche sono società che devono operare dei profitti, spesso, a causa della crisi, sono costrette a creare delle unità di crisi richiamando del personale da concentrare nell’attività di recupero crediti. Un’operazione che sottrae all'istituto oltre che risorse umane, anche tempo e capitale, dal momento che presuppone un aumento delle mansioni del personale senza un potenziamento dell'organico in parallelo, cosa che porterebbe, ovviamente, a nuove spese.
Sui mutui la storia è ormai da tempo che si ripete e il calo dei prestiti per l’acquisto di una casa vede per il 2012 un ulteriore diminuzione, rispetto a quelle già registrate, del 3,5%, mentre i prestiti personali cadono di un altro 6,7%. Le motivazioni vedono soprattutto il primo colpevole nel settore immobiliare in fortissima crisi ormai da diverso tempo con una serie di cali sia nei numeri dei contratti chiusi e delle operazioni portate a buon fine, sia nella dinamica dei prezzi.
Un settore, quello delle costruzioni, che nel 2012 si sperava desse i primi segni di possibile ripresa. Invece, proprio quel calo dei prezzi non è stato supportato da un adeguata possibilità da parte delle famiglie di spesa per l’acquisto, visto la coincidente crisi anche dei consumi e dei posti di lavoro, cosa che ha creato la spirale classica non solo dell’incertezza, ma anche dell’ulteriore deprezzamento del bene, nel caso di immobili già acquistati e di cui si sta pagando il mutuo, magari concesso pochi mesi prima dello scoppio della crisi.
Una situazione che, data la debole dinamica dei redditi, vede proprio le famiglie giovani eche sono riuscite a strappare un mutuo solo pochi anni addietro, in prima fila nell’ecatombe dei proprietari di immobili costretti a vendere per di più un bene gravato anche da ipoteca.
Quindi i fattori principali che si sono delineati all’orizzonte sono stati un surplus di offerta, un ribasso forzato dei prezzi, una generale apatia dei consumi, difficoltà finanziarie che spesso portano alla vendita dell’immobile aumentando, perciò il surplus sopra citato e creando perciò un circolo vizioso.
A cornice di tutto, un potere d’acquisto che nel tempo ha perso oltre un terzo rispetto al passato e una inflazione che, sebbene e ultime stime diano dimezzata, continua ad essere alta: il caso dell’ultima diminuzione, inoltre, è il pericoloso segnale non di un miglioramento generale, ma di un blocco dei consumi. Quindi un dato potenzialmente positivo che, in realtà, è il primo campanello d’allarme di una stagnazione totale.

crisi immobili

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