La scelta del replicante più consono ai bisogni del proprio portafoglio risulta sempre affare ostico, specialmente se riferito a strumenti replicanti asset class differenti per settori, Paesi e rischiosità.

1) il NAV

Tra i principali dettami che conducono alla scelta dell’ETF migliore da selezionare, il primo step riguarda il Net Asset Value e la verifica che tale valore sia in equilibrio con i prezzi di mercato (verificabili tramite la rilevazione di un NAV intraday che stima il Net Asset Value a metà giornata).

Se l’attività dei Market Makers è rivolta al mantenimento dei prezzi degli ETF (http://www.trend-online.com/portafoglio-etf.html) in linea col sottostante (tramite operazioni continue di arbitraggio), l’investitore che decidesse di acquistare/vendere la quota del fondo Exchange Traded è bene confronti i prezzi di mercato con l’effettivo NAV, evitando di comprare/vendere a livelli troppo alti/bassi. Tale situazione è in parte aggirata in caso di prodotti ETF ad elevata liquidità.

2) lo spread

Il secondo passo da compiere nella selezione del portafoglio nasce dallo spread bid&ask e in particolare nella proposizione “più basso è lo spread, più il prezzo è vicino al NAV, minori sono i costi”, ovvero, maggiore sarà la convenienza. I Market Makers sul mercato applicano prezzi maggiori sul venduto e minori sul comprato, così da far nascere l’opportunità di profitti via via elevati all’aumentare dei volumi scambiati. In tal senso, maggiore sarà l’appetibilità di un asset, maggiori saranno i compratori/venditori intenzionati alla contrattazione, minore sarà lo spread, che tenderà a ridursi all’aumentare delle richieste in acquisto e vendita.

Da tenere in considerazione è inoltre il fatto che non esista un livello standard di spread ‘eccessivo’: la relatività rispetto al sottostante porta il prezzo dell’ETF a non poter esser valutato a priori rispetto a livelli fissati, vincolando l’operatore a vagliare situazione per situazione il momento più consono all’ingresso sul mercato.

3) il timing

Come valutare dunque il miglior momento per posizionarsi sul mercato? A prescindere da livelli di prezzo (e volumi) e da avvenimenti specifici, la pratica mostra come l’immettersi sulla piazza in fase d’apertura di mercato non sia la strategia più conveniente. Il momento più adeguato è risultato infatti quello di metà giornata (anche grazie ad una maggiore liquidità data dalla coesistenza di mercato europeo e statunitense). Lo spread bid&ask -di cui sopra spiegato- ha mostrato una maggiore apertura della forchetta acquisto/vendita in concomitanza delle ore di inizio e fine seduta, data da una naturale attesa dei Market Makers in osservazione di mercato.

L’esistenza di ETF facenti riferimento a mercati internazionali (e dunque a fusi orari differenti), rende inoltre le ore di inizio e fine sessione più volatili rispetto alla fascia centrale di giornata, in quanto sui mercati ‘esteri’ non vi sono dati effettivi, ma previsioni ed attese.